Acquedotto romano
Località Campi Rossi. Acquedotto romano
Le tracce e la memoria dell’antico acquedotto romano che si snoda sotto i terreni del tratto di pianura compreso fra i territori di Campegine e Brescello, quasi dimenticate per lunghi secoli, tornarono all’attenzione degli studiosi, grazie agli scavi dell’insigne archeologo reggiano Gaetano Chierici, quando, nel 1868, fu rinvenuto il foro della condotta in coincidenza con l’attuale piazza principale di Brescello.
Nel 1999, il Dott. Aldo Borlenghi, neolaureato in archeologia all’Università di Parma, con una tesi su - Acquedotti e sistemi idrici nell’età romana nell’Emilia occidentale, ha riacceso l’interesse per questa grande opera, trovando la disponibilità della Soprintendenza ai Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna. Così, in località Campi Rossi, è stato riportato alla luce per un breve tratto, ad una profondità di circa 60 cm., l’acquedotto romano.
Si tratta di un manufatto risalente al I Secolo d.C., costruito in bitume e pietra viva, in questo tratto alto m.2,10 e largo m.1, 50, che si snoda lungo un tracciato di 15 Km. e che derivando acqua potabile dalle fonti di Gruma ad ovest del territorio di Campegine, riforniva l’importante presidio romano di Brixellum, sulla riva destra del Po. Lo scavo ha messo in luce un’imponente e solido manufatto in ottimo stato di conservazione, di fronte al quale sia lo studioso che il semplice visitatore provano un senso di ammirazione.
Sulla traccia di questa antica condotta, a partire già dal 1907, quando fu costituito il primo consorzio intercomunale, con un iter che si è concluso verso la metà degli anni Sessanta, si è sviluppato il progetto per la costruzione di un moderno acquedotto della bassa reggiana, che sfruttando le acque del nostro territorio, rifornisce ancora oggi diversi Comuni posti sull’antica direttrice, fino a quelli rivieraschi.
(testo di Giovanni Cagnolati)