Rievocazione storica.

A causa di una crisi economica che gravava sull'Italia, nel 1869 fu istituita la tassa sul macinato, tassa che fece insorgere il ceto più debole della popolazione. Questi tumulti insanguinarono tutta l'Emilia, compresa Campegine, dove la mattina del 1 gennaio 1869 la gente si riunì in piazza per protestare contro la tassa. Vi furono scontri tra la popolazione e le forze dell'ordine con lancio di sassi contro i soldati che presidiavano il mulino finchè questi furono costretti a rinchiudersi, assieme al Sindaco, nel palazzo comunale.
Frattanto la gente riuscì a sfondare la porta del mulino chiedendo che si macinasse, ma in quel momento giunsero altri soldati che spararono sulla folla facendo 8 morti e diversi feriti. I corpi senza vita furono lasciati in piazza fino al tramonto e il giorno dopo furono portati al cimitero e sepolti in una fossa comune.

I caduti furono:
Manghi Vittorio di anni 13
Gabbi Basilio di anni 25
Davoli Pio di anni 20
Tagliavini Antonio di anni 27
Cabassi Luigi di anni 45
Iemmi Giuseppe di anni 34
Simonazzi Andrea di anni 18
Codeluppi Giovanni di anni 38

Creato dal Maestro Alfonso Borghi e progettato dall'Arch. Gabriele Mattioli. Eseguito in pietra di Vicenza e marmo rosso di Verona, è alto circa 5 metri. Una colonna classica sorregge un capitello quadrangolare all'interno del quale è posta una 'macina' da mulino. Dallo spazio vuoto tra i due elementi, un ideale fossato, sgorga il sangue del sacrificio dei caduti che percorre la scanalatura centrale della colonna, spargendosi sul basamento.